L’Epifania, come tutti sanno, conclude il ciclo delle feste natalizie. In ambito turistico significa anche la fine della stagione 2015 che, a parte il calo fisiologico nella seconda metà di novembre, per Matera è stata, dal punto di vista numerico, certamente significativa, culminando con il botto: un grande evento di portata nazionale (qualcuno direbbe “nazional-popolare”) come il Capodanno di RAI 1.

È giunto, quindi, il momento di fare qualche riflessione complessiva. Partiamo da quelle presentate su questo blog lo scorso Aprile, a stagione appena avviata. I maggiori elementi di criticità erano la carenza di servizi igienici pubblici e il traffico veicolare per le strette vie del centro storico e dei Sassi. In entrambi i casi, poco si è ottenuto in quanto a risultati: non mi pare siano stati aggiunti servizi igienici pubblici nei luoghi cruciali, quelli, cioè, dove i gruppi più numerosi di turisti (molti dei quali anziani e che arrivano dopo un lungo viaggio in autobus) “sbarcano” in città. Tali carenze sono emerse in pieno proprio nel corso del capodanno, quando soprattutto i vicoli dei Sassi a ridosso del Piano sono stati utilizzati per espletare i bisogni fisiologici di qualche ubriaco idiota.

È ovvio che eventuali provvedimenti in tal senso andrebbero coordinati con il piano della mobilità, sul quale c’è da dire che il nuovo assessore, Valeriano Delicio, sembra avere le idee chiare e ha già iniziato a muoversi, mirando giustamente a spostare le soste degli autobus in zona extraurbana (soprattutto presso l’autoparco in loc. Pantano), il carico/scarico in via Castello e creando un percorso obbligatorio per gli autobus in entrata che ne escluda il transito attraverso l’arteria centrale della città.

L’amministrazione comunale (come già quella precedente, che non ha fatto in tempo ad inaugurarlo) ha inoltre puntato molto sul grande parcheggio di via Saragat. Il progetto era partito con ottimi auspici grazie agli accordi tra il gestore (la S.i.s.a.s.), i tassisti materani e i titolari della strutture ricettive, che prevedeva tariffe molto convenienti per i turisti che avessero scelto tale servizio (5€ al giorno per la sosta, 6€ la corsa in taxi). Accordo, però, sfumato nel nulla dall’oggi al domani per decisione unilaterale, pare, di S.i.s.a.s., che, allo stesso modo e senza avvisare gli operatori turistici, pochi mesi fa ha decuplicato (sic.!) le tariffe per la sosta oraria degli autobus in Piazza della Visitazione, portandole da 1 a 10€/h. Insomma, c’è da lavorare soprattutto sui rapporti tra l’amministrazione e chi gestisce per suo conto le aree di sosta.

Ma resta, soprattutto, il grosso problema delle auto per le strade del centro: la chiusura di via Alessandro Volta, per quanto certamente positiva, a nostro parere non è sufficiente, almeno finché le strettoie di via delle Beccherie e via Duomo, affollate di turisti, saranno a doppio senso di marcia, né finché i Sassi saranno invasi da mezzi in transito e in sosta sulle strade e sui marciapiedi. A maggior ragione se i numeri, come pare, sono destinati a salire sempre di più. Questo è quanto auspicano Comune e Regione, che hanno investito fondi sostanziosi in quest’ultimo evento/spot pubblicitario da (secondo stime della stessa amministrazione comunale) 100.000 presenze (non è chiaro se si includano anche i residenti).
Numeri piuttosto elevati sono stati anche quelli attirati da un altro evento, anch’esso foriero di polemiche, quello del “Presepe Vivente“. Anche in questo caso, la confluenza di fiumi di persone e auto nelle principali vie dei Sassi non è stato un bel vedere né deve aver fatto una buona impressione sui visitatori. Insomma, c’è molto da lavorare sul fronte del traffico e non mi resta che ribadire, da parte mia, la voglia di un centro storico completamente libero da mezzi di locomozione dotati di motore a scoppio.

03/01/2016: "Grabiglioni in Piena" (Foto F. Foschino).

03/01/2016: “Grabiglioni in Piena” (Foto F. Foschino).

Ma in aggiunta alle solite e già dibattute problematiche, in questi giorni un nuovo argomento di discussione ha avuto ampio spazio sia sui Social Networks, sia sui quotidiani nazionali e locali e sia, naturalmente, su diversi blog, che ha dato luogo alla consueta formazione di due schieramenti contrapposti sul valore e il significato di tali manifestazioni “di massa” nello sviluppo economico e soprattutto turistico della città.

È inutile negare che entrambi gli eventi che hanno caratterizzato il Natale materano abbiano attirato numeri consistenti (è anche inutile negare, come ha cercato di fare il Sindaco dopo che gli sono state più volte rinfacciate le sue parole contro “l’eventificio”, che si sia trattato, appunto, di eventi). Attendendo i dati ufficiali sui biglietti del Presepe, sul Capodanno, come già accennato, il Comune ha annunciato numeri che oscillano tra i 50 e i 100 mila partecipanti, tra la Piazza e le vie limitrofe, fornite di teleschermi. E proprio i numeri costituiscono il principale argomento di chi non solo ha inneggiato al successo delle iniziative, ma ritiene anche che bisogna proseguire in tal senso. Ma proprio quest’ultimo punto merita una riflessione seria (ancora meglio sarebbe stato se tale riflessione fosse stata fatta prima).

È verso questa direzione che vogliamo andare? Vogliamo che decine di migliaia di persone si riversino ogni mese nel nostro centro storico per poi affollare vie e marciapiedi di rivendite di gadget, pizze e salsicce, magari scacciando le vecchie botteghe storiche, ivi comprese vere istituzioni culturali come la Libreria dell’Arco? Aspiriamo dunque a fare numeri paragonabili a quelli di città d’arte molto più grandi e attrezzate di noi? Quali sono i modelli cui aspiriamo?

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Occorre fare un passo indietro e fissare il punto di osservazione all’inizio del percorso che abbiamo intrapreso e tracciato nel noto dossier Open Future, il principale responsabile della nostra nomina Ecoc 2019 come ha più volte ricordato lo stesso presidente del Panel di Monitoraggio della Commissione Cultura europea Ulrich Fuchs, che nell’ultimo incontro ufficiale di settembre, a scanso di equivoci, si è espresso così:”Quella di Matera è stata una scelta molto seria e molto qualificata fatta dalla giuria, basata non sulla bellezza della città o sul suo patrimonio, ma sulla proposta di futuro contenuta nei progetti culturali innovativi descritti nel dossier, scritto da esperti qualificati”, invitando poi a proseguire lungo il tracciato del dossier promuovendo progetti in linea con esso.

Progetti come la bellissima iniziativa (già vista altrove in verità) del catalyst piano, grazie al quale mi sono trovato a cantare “Reginella” con un gruppo di napoletani, o il criticatissimo “Lumen” che, per lo meno, aveva nei suoi obiettivi non la promozione (che andrebbe ascritta al capitolo “marketing”, più che a quello “cultura”), ma la partecipazione dei cittadini. E già perché tornando un attimo al dossier, su cui l’80% dei materani esprime pareri anche se l’1% sembra aver letto, la prima parte è articolata su due principi basilari: “l’abitante culturale” e il “cittadino temporaneo”.

Tralasciando per un attimo il secondo, più ambizioso, mi pare che il primo concetto stia lentamente scivolando verso la caricatura di se stesso. A giudicare da quanto si è visto nell’ultima stagione turistica, i cittadini materani più che “culturali” aspirano ad essere pupi nei presepi, albergatori, venditori di pizze, salsicce e paccottiglia turistica, tutte attività con la propria dignità e buoni riscontri economici, per carità, ma ben lontani dallo spirito che dovrebbe animare il nostro cammino verso il 2019. A meno che non vogliamo cambiarlo, questo percorso, per aspirare ad essere una novella e più grande Alberobello o, perché no, una Rimini senza il mare. Sarebbe il sogno di molti e l’incubo di altri (tra cui io stesso). Di certo non credo che, quando sarà il momento di chiedere ai turisti di essere “cittadini temporanei”, vorranno fare i camerieri anche loro, magari vestiti da pastori e inseriti in un mega Presepe Vivente allargato a tutta la città.

Ma forse ci sarà davvero bisogno di personale, visto il proliferare, negli ultimi mesi, di nuove rivendite di cibo d’asporto nel centro storico. Evidentemente ce n’è richiesta, ma per quanto si possa diversificare l’offerta (e senza nulla togliere alla pizza e alla piadina) non tutti potranno offrire le eccellenze enogastronomiche del territorio come la focaccia dei forni storici materani, il premiato panzerotto del Bar Sottozero, il classico panino da Arturo o gli ottimi crostoni con pane di Matera del rinnovato Caffè Ridola.

Il 2016 è un anno fondamentale per il nostro percorso, quello del build up, la preparazione e la formazione degli attori (cioè noi) per il 2019. È il momento di scegliere il nostro percorso, ed è superfluo dire che le due scelte, per una realtà piccola come Matera, non sono assolutamente sovrapponibili. Turismo di massa o turismo culturale? Appare superfluo ricordare che è una scelta che riguarda anche la tipologia di turista che vogliamo attirare, con i suoi pro e i suoi contro nel breve e nel lungo periodo, scelta che andrebbe operata valutando con attenzione l’impatto che ciascuna tipologia avrà, inevitabilmente, sul territorio e sulla società.

Ci sarebbe, poi, la vecchia e mai risolta questione di cosa fare dei Sassi: da mesi i turisti mi chiedono “ma quindi sono abitati?”. La risposta si fa sempre più difficile e articolata, ma temo che prima o poi mi toccherà rispondere “solo da cittadini temporanei”.